Tecnostress: la sindrome della generazione “Always on”

È stata definita la generazione “always on”, sempre connessa. Una connessione quotidiana che, tra notifiche social, mail da controllare ed app da aggiornare, vede gli italiani costantemente alle prese con PC e cellulare, a scapito del benessere psicofisico e lavorativo. Non sono solo i millenials a esserne interessati ma quasi tutti, soprattutto i lavoratori che attraverso gli strumenti tecnologici sono sempre reperibili.


Il lavoro nell’era dello Smart Working

Internet e le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di lavorare di milioni di persone. Le postazioni che prevedevano una scrivania e un computer desktop hanno lasciato spazio a modelli di lavoro più fluidi e “intelligenti”, senza vincoli di orari i di spazi. Con l’avvento dello smart working il valore di tempo e spazio si è relativizzato, il lavoratore può produrre oltre i limiti di spazio e di orari d’ufficio. Paradossalmente, tuttavia, a dispetto di una supposta migliore produttività, l’uso inadeguato delle nuove tecnologie spesso ha complicato la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita privata.

Secondo una ricerca condotta da Netdipenenza Onlus in collaborazione con Aifos (l’Associazione italiana Formatori e Operatori della Sicurezza sul lavoro) il 60% dei 1009 lavoratori intervistati ha svelato di connettersi anche durante il weekend e la sera.

Tecnostress: di cosa si tratta? Quali sono le conseguenze?

Il termine è stato coniato per la prima volta nel 1984 dallo psicologo statunitense Graig Broad, che lo definì come “un disagio moderno causato dall’incapacità di coabitare con le nuove tecnologie del computer”. Di fatto il Tecnostress è un fenomeno che si è diffuso soprattutto negli ultimi decenni, progressivamente con l’evoluzione digitale del mondo del lavoro ed è stato riconosciuto nel 2007 come malattia professionale.

L’utilizzo delle nuove tecnologie per la comunicazione porta ad individuare due possibili cause della condizione di “tecno stressati”:

  • lo svolgimento delle attività lavorative indipendentemente dal luogo e dal momento in cui ci si trova;
  • la continua reperibilità e la conseguente difficoltà a sottrarsi a chiamate, messaggi e mail.

Quando colpisce, il Tecnostress affligge sia le persone sul piano fisico, psichico e relazionale che le imprese sul piano produttivo, organizzativo ed economico. Gli effetti e sintomi sviluppati dai lavoratori sottoposti a situazione di tecnostress possono essere:

1) Soggettivi
Fra i quali: ansia, rabbia, depressione e frustrazione.

2) Comportamentali

Fra i quali: irrequietezza, difficoltà di parola, attacchi di rabbia, alterazioni comportamentali, insofferenza verso gli altri.


3) Cognitivi

Fra i quali: difficoltà nello svolgimento delle mansioni, calo dell’attenzione, diminuzione della concentrazione e dell’efficacia.


4) Fisiologici

Fra i quali: ipertensione, emicrania, disturbi del sonno, stanchezza cronica, affaticamento mentale.

5) Organizzativi

Fra i quali: perdita di produttività, ritardo e malfunzionamento nei processi produttivi, organizzativi e gestionali.

Come prevenire il Tecnostress?

Soprattutto con l’ingresso al lavoro delle nuove generazioni “quasi native” dal punto di vista digitale, va favorito il benessere personale e lavorativo, infondendo la cultura dell’uso più consapevole degli strumenti a disposizione. Vanno promossi modelli di comportamento positivi, utili a recuperare e mantenere una buona qualità della visione e del benessere generale, quali:

  • Pause obbligatorie per i videoterminalisti, abbinati a esercizi per rilassare la muscolatura;
    • Prevenzione attraverso i corsi di formazione sui rischi del tecnostress;
    • Digital Detox: un regime almeno temporaneo di astinenza dai dispositivi digitali per imparare a gestire la cultura dell’always-on;
    • Tecniche di rilassamento: meditazione, yoga, massaggi antistress;
    • Sport e tempo libero all’aperto;
    • Alimentazione sana e bilanciata.

Stress lavorativo anche per gli occhi

Il massiccio utilizzo delle tecnologie ha rivoluzionato il modo di vivere e di lavorare, mettendo a dura prova anche gli occhi. Lo stress visivo è connesso al continuo cambiamento delle distanze visive, e quindi delle messe a fuoco, ai cambi di intensità della luce, alle dimensioni ridotte dei caratteri visualizzati sugli schermi e alla tendenza a portare lo sguardo verso il basso per osservare lo schermo dello smartphone. Anche le condizioni di illuminazione, prevalentemente artificiale, e il microclima dell’ambiente sottopongono gli occhi a un maggiore affaticamento e una generale stanchezza oculare.

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